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Musei ad alta quota. Le mostre da vedere in settimana bianca

di Samantha De Martin

Il fruscio della discesa, silenzio, neve che abbaglia. Scrigni che sbucano dalla montagna come doni di bellezza, custodi di luoghi e tradizioni lontane, incorniciati da una natura che, tutt’intorno, toglie il fiato. Ci sono alcuni musei ad alta quota che meritano una visita, in occasione di una mostra o anche solo per la loro architettura ammaliante. Basta sfilare gli sci, fare una pausa, e godersi qualche ora a tu per tu con la bellezza.

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“Uomini di montagna” al Messner Mountain Museum Ripa

Già diecimila anni fa le montagne erano abitate da cacciatori e, in seguito, da pastori nomadi. Fino al 25 aprile la mostra Uomo di montagna, realizzata dal LUMEN e dal Messner Mountain Museum Ripa in collaborazione con il National Geographic, regala ai visitatori un viaggio nel mondo delle popolazioni montane, a contatto con le loro abitudini quotidiane. Dai contadini dell’India, del Bhutan e della Namibia a un cacciatore di aquile in Mongolia, dai guerrieri Samburu del Kenya ai Whakis dell’Afghanistan, il percorso accompagna al cospetto di una ragazza di Haiti e di uno sherpa del Nepal, tra i raccoglitori di riso nelle Filippine.

Il viaggio si snoda in due sedi: presso il Castello di Brunico, sede del Messner Mountain Museum Ripa e tra le spettacolari sale del LUMEN, sulla cima di Plan de Corones (in Alto Adige). Il Messner Mountain Museum Ripa è aperto dal 26 dicembre al 25 aprile dalle 12 alle 18. Ultimo ingresso alle ore 17. Chiuso Martedì.

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ll Messner Mountain Museum Corones | Marco Almbauer, Public domain, via Wikimedia Commons

Sulle tracce dell’alpinismo nel gioiello di Zaha Hadid

Un grande occhio sbuca dalla montagna per regalare un’esperienza con vista mozzafiato sul belvedere montano tra i più spettacolari del Sudtirolo. Benvenuti all’MMM Corones, inserito nel circuito del Messner Mountain Museum, un percorso che si compone di sei location. Già soltanto la sede di questo museo progettata da Zaha Hadid – che racconta, in una mostra permanente, la storia dell’alpinismo tradizionale – vale una sosta. Ci troviamo a Plan de Corones, tra val Badia, Valdaora e val Pusteria. Da qui lo sguardo spazia nelle quattro direzioni, spingendosi oltre i confini provinciali: dalle Dolomiti di Linz a est all’Ortles a ovest, dalla Marmolada a sud alle cime della Zillertal a nord.

All’interno della montagna, dalla quale sembra trarre linfa per la sua storia, il museo ripercorre l’evoluzione dell’alpinismo moderno, i miglioramenti ottenuti nel corso degli ultimi 250 anni per ciò che riguarda l’attrezzatura, i trionfi e le tragedie che si sono consumate sui fianchi delle più famose montagne del mondo, dal Cervino al Cerro Torre al K2.

Il museo è aperto dalla fine di novembre fino metà di aprile (collegato agli orari delle funivie) dalle 10 alle 16 con ultimo ingresso alle ore 15.30

A 2.275, alla scoperta della fotografia di montagna

Sulla cima di Plan de Corones (stazione a monte) a 2275 metri di quota, i quattro panoramici piani del Lumen, racchiudono all’interno di uno spazio spettacolare la storia della fotografia di montagna, dagli esordi ad oggi, rendendo omaggio all’arte dei fotografi di montagna di tutto il mondo.

Fino al 24 aprile il Lumen accoglie inoltre la mostra Gregor Sailer the Polar Silk Road, dedicata allo sfruttamento economico delle regioni artiche, alle rivendicazioni territoriali dei rispettivi stati confinanti e alle loro conseguenze, tra tensioni geopolitiche e riattivazione di strutture militari e stazioni di ricerca. Per quattro anni, il fotografo austriaco Gregor Sailer ha intrapreso diversi viaggi verso gli avamposti umani del nord, sfidando temperature fino a 55 gradi sotto lo zero, visitando le zone di esclusione militare e navigando nell’imprevedibilità dell’Artico. Queste esperienze gli hanno consentito di plasmare gli impressionanti mondi visivi fuori dall’ordinario raffigurati in questo lavoro.

Il museo è aperto da lunedì a domenica (anche nei giorni festivi) dalle 10 alle 16. L’ultimo ingresso è alle 15.30, l’ultima discesa in funivia alle ore 17.

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Una sala del Lumen | Foto: Paolo Riolzi | Courtesy Lumen

Al Forte di Bard Antonio Ligabue e il suo mondo

Dalle piste di Châtillon Forte di Bard dista una ventina di chilometri. Vale la pena raggiungere il museo per visitare la mostra antologica dedicata ad Antonio Ligabue. C’è tempo fino al 9 gennaio per ripercorrere, attraverso la rassegna curata da Sandro Parmiggiani, l’intero percorso artistico del pittore. Tra le 90 opere in mostra spiccano autentici capolavori come Caccia grossa, Circo, Tigre reale, oltre alle sculture, alle incisioni, ai disegni provenienti da collezioni private, raccolte pubbliche e fondazioni bancarie.

La mostra offre un focus particolare sulla scultura con un nucleo significativo di oltre venti opere in bronzo, soprattutto di animali. Nei paesaggi padani irrompono, sullo sfondo, le raffigurazioni dei castelli e delle case della natia Svizzera, esito di una memoria che tenacemente conserva immagini che restano vive per tutta la vita dell’artista.

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Antonio Ligabue, Tigre reale, s.d. (1941), china e pastelli a cera su carta intestata dell’Istituto psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia, 36 x 50 cm, Collezione privata, Reggio Emilia

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