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In viaggio sui treni storici, torna l’ “Arlecchino”

di Paolo Ribichini

Viaggiare in treno? Sì, ma in una carrozza vintage. Torna sui binari italiani lo storico “Arlecchino”, il treno che nel 1960 (cioè 61 anni fa) era considerato l’equivalente delle attuali Frecce e che collegava le principali città italiane del centro-nord. Dalle forme morbide e dagli interni da colori decisi (da qui il nome “Arlecchino”), senza dimenticare i suoi suggestivi salottini con vista frontale, è diventato uno dei simboli dell’Italia degli anni sessanta, che guardava al futuro. Ovviamente non verrà utilizzato come treno di linea, ma per iniziative turistiche speciali dal gusto retrò. Il primo viaggio inaugurale aperto al pubblico si è tenuto il 3 ottobre da Bologna a Roma, passando per Firenze, lungo la storica ferrovia Porrettana. Così in Italia inizia l’epoca del turismo ferroviario esperienziale a grande velocità.

Restauro e sicurezza

L’unico “Arlecchino” superstite dei quattro messi in circolazione, è stato profondamente restaurato dalla Fondazione FS dal 2016 al 2019. Il convoglio ha subito anche un ammodernamento per rispettare gli standard di sicurezza. Se avrai il privilegio di viaggiare a bordo di questo treno, troverai nuovi interni (ma fedeli agli originali), una carrozza ristorante adibita a bar con nuove attrezzature ma dall’estetica retrò, moderni impianti di illuminazione e aria condizionata. Per quanto riguarda la sicurezza, invece, è stato istallato il Sistema Controllo Marcia Treno (SCMT), che monitora la velocità come sui treni più moderni.

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Gli interni della carrozza “Rossa” | Foto di Archivio Fondazione FS – G. Sodi

Treno Arlecchino, un po’ di storia

Questo modello di treno venne prodotto nel 1960 dalla Ernesto Breda sulla base del più grande Settebello ETR 300, il rapido che collegava Roma a Milano: stessa forma e stessa filosofia progettuale, ma solo quattro carrozze per renderlo più versatile. La prima carrozza, “la blu” era caratterizzata dal frontale aerodinamico e dal “belvedere” (i finestrini guardano nella direzione di marcia e non solo lateralmente perché la cabina del macchinista è sopraelevata e sporge come una cupola al di sopra del treno. Qui, fino al 1970 c’era il bar. La seconda carrozza, “la marrone”, prevedeva due ambienti con pavimento di ceramica scura. La terza ospitava i servizi: deposito bagagli, cucina e la cabina telefonica pubblica, oltre al comparto del capotreno con la radio. Infine, la carrozza numero 4, “la verde”, era uguale alla prima ma con i divani di diverso colore: verde, appunto.

Nei prossimi mesi, Fondazione FS pubblicherà un calendario dei prossimi viaggi. Per ulteriori informazioni, clicca qui.

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