bunker val pusteria helmhaus
Home - Alto Adige - Val Pusteria, alla scoperta dei bunker della Guerra Fredda

Val Pusteria, alla scoperta dei bunker della Guerra Fredda

di Paolo Ribichini
Pubblicato: Ultimo aggiornamento:
2,1K

Sulle Alpi, dalla Lombardia fino al Carso, molti appassionati salgono in quota per visitare trincee e fortificazioni della Grande Guerra. Ma sulle Dolomiti in pochi sanno che esistono anche fortificazioni e sbarramenti molto più recenti, di un conflitto mai combattuto: la Guerra Fredda. Sì, proprio in Alta Val Pusteria esiste un complesso sistema di bunker – fino a qualche anno fa assolutamente segreto – per difendere l’Italia da possibili nemici provenienti da est: sovietici e ungheresi. Oggi alcuni di quei fortini possono essere visitati.

In questo angolo d’Italia ci si è preparati segretamente a fermare una possibile invasione attraverso la neutrale Austria. Per decenni, tra boschi, praterie e balconi ornati dai gerani, l’esercito italiano e la Nato hanno presidiato il vicino confine all’interno di un sofisticato sistema difensivo parzialmente sotterraneo che avrebbe dovuto bloccare l’avanzata delle truppe del Patto di Varsavia. È stata proprio la stessa Nato a voler riutilizzare e sviluppare il sistema difensivo sulle montagne fatto progettare da Benito Mussolini negli anni trenta per il timore che una Germania rediviva potesse avere mire sull’Alto Adige, dopo l’annessione dell’Austria e dei Sudeti. Scoppiata la guerra, il cosiddetto Vallo Alpino non fu però mai ultimato. Negli anni cinquanta cambiava il nemico, non la minaccia. Così la Nato decise di terminare e perfezionare il progetto. In Alta Pusteria fu quindi realizzata una fitta rete di bunker, gallerie e fossati che avrebbero dovuto rappresentare il primo sbarramento all’avanzata delle truppe del Patto di Varsavia. Caduto il Muro di Berlino, nel 1993 i bunker vennero dismessi e nei primi anni duemila ceduti alla provincia autonoma di Bolzano che li ha messi all’asta.

Il bunker-museo

Corridoio all’interno del bunker di Dobbiaco | Foto di Paolo Ribichini

Uno di questi bunker, tra Dobbiaco e San Candido, è oggi un suggestivo museo sotterraneo, curato in ogni dettaglio dalla locale associazione culturale “Pro Historia”. Percorrendo da Dobbiaco verso San Candido la strada statale 49 della Pusteria un piccolo cartello indica la presenza di un bunker sulla sinistra. La stradina inizia a salire e conduce al limite di un bosco, dopo aver superato qualche fienile. Guardando bene puoi vedere una roccia che sporge tra i larici. A sinistra una porta camuffata conduce in un’altra dimensione. Una scalinata di poco più di 20 gradini ci conduce nel bunker sotto terra, l’avamposto più lontano dal confine, preceduto da un fossato che avrebbe dovuto ostacolare i mezzi corazzati sovietici lungo la linea di spartiacque che divide l’impluvio danubiano da quello adriatico. La fortificazione è realizzata quasi completamente sotto terra: il punto più basso è a una profondità di 10 metri ed è rinforzata da muri in cemento armato che possono arrivare in alcuni punti a uno spessore di 7 metri. Muovendoti per stretti corridoi, puoi visitare gli alloggi degli ufficiali e la camerata della truppa, puoi osservare gli ingegnosi sistemi di areazione, le aperture per le mitragliatrici e i cannoni, la torretta d’avvistamento. Tutto è rimasto come fu lasciato dagli alpini nel 1993.

“Opera 1”, questo è il suo nome è al momento l’unico bunker attrezzato a museo. Altre strutture sono oggi private oppure sono state smantellate. Ma è possibile scovarne altri pedalando lungo la pista ciclabile, da Dobbiaco al confine di Stato a Prato alla Drava. Varie fortificazioni e fossati sono visibili a Versciaco nei pressi della stazione a valle degli impianti di risalita del Monte Elmo, e a Prato alla Drava, a pochi metri dal confine austriaco.

In cima al Monte Elmo

In cima al Monte Elmo, puoi raggiungere a piedi dalla stazione a monte degli impianti di risalita che salgono da Versciaco e da Sesto, la Helm Haus (nella foto di copertina), un’ex caserma della Guardia di Finanza posta esattamente al confine con l’Austria, a circa 2.400 metri d’altitudine. Dalla caserma si poteva controllare il traffico di contrabbando e soprattutto si poteva avere una vista piena della Pusteria austriaca in caso di incursioni militari ostili. Oggi è diroccata ma rimane un posto perfetto per ammirare un panorama incredibile su tutta la valle. L’edificio fu realizzato nel 1889 come rifugio dal club alpino locale. Al termine della prima guerra mondiale la casetta divenne parte integrante del cosiddetto Vallo alpino e poi venne utilizzata anche dalla Nato. Qualche metro più sotto, sul lato est della cima, ci sono sei casermette fortificate abbandonate visitabili ma con la dovuta attenzione. Anche queste facevano parte del sistema difensivo. Inoltre, altre fortificazioni – in uno stato di conservazione precario – si trovano appena sotto la cima del Monte Arnese raggiungibile dal Monte Elmo seguendo la via Carnica superiore.

I bunker di Passo Monte Croce Comelico

Opera 11 dello sbarramento Passo Monte Croce Comelico | Foto di Fantasy at Italian Wikipedia, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Proseguendo lungo la Val di Sesto verso il Veneto, troviamo i resti dello sbarramento Passo Monte Croce Comelico. Qui, dove passava il confine tra Italia e Austria fino al 1919, sono stati costruiti bunker e casermette su entrambi i lati della montagna per bloccare una possibile invasione verso la città di Belluno e quindi verso Venezia, seguendo la valle del Piave. Una delle opere più interessanti si trova in cima all’impianto di risalita della breve pista da sci di Passo Monte Croce. Ma nascosti tra gli alberi e in alto tra le rocce ci sono molte altre strutture e fossati, tutti da scoprire.

Mappa dei luoghi dell’articolo

Ti potrebbe interessare anche...

Exit mobile version